L’inizio di ogni relazione è condizionato da limiti e resistenze frutto di una difesa interna , che riflette esperienze passate interiorizzate.
Ma perché finiamo inevitabilmente per muoverci in modo diametralmente opposto a quanto programmato? Insomma, siamo programmati per l’incoerenza?
L’aspettativa è la variabile chiave alla base dei rapporti di coppia: quel do ut des, implicito in un sentimento che è tale perché gratuito, che sbatte violento contro i nostri buoni propositi.
Ma cosa accade quando, nella condivisione della quotidianità di un matrimonio o di una convivenza, l’altro si rivela un perfetto sconosciuto? Quando l’intimità viene vissuta come intrusivita’ e le dinamiche mancanza-desiderio evolvono nel circolo vizioso controllo- fuga? In questi casi si tende ad archiviare , come accade per tutti i casi difficili che non trovano risposte, attaccando al rapporto l’etichetta di “incompatibilita’ di caratteri”.
E se la non risposta fosse una risposta? In fondo, l ‘essere umano non è un prototipo programmato una volta e per tutte a fare la cosa giusta: il cambiamento è insito nella natura umana e ci spaventa come tutto ciò che è estraneo e non gestibile, ma che vissuto come evoluzione personale in primis e di coppia poi ,può diventare una fonte di ricchezza inestimabile. Eraclito asseriva che non possiamo bagnarci due volte nell’acqua dello stesso fiume, perché tutto scorre- panta rei– e ciò che ieri sembrava una situazione o una decisione irremovibile oggi può essere vista con nuovi occhi.
Dunque, se la delusione è l’immediata conseguenza di un’aspettativa fallita, la riflessione dovrebbe essere la risposta secondaria per la soluzione efficace. Si tratta di un processo in alcuni casi lento , travagliato, che solo dopo una profonda elaborazione interiore riusciamo ad esternare, proiettando nell’altro i suoi effetti in termini di azioni . Altre volte basta un minuto di silenzio dopo tutto quel rumore, basta perdersi per un attimo per sentire di appartenersi ancora. Che il primo passo venga fatto dall’uno o dall’altro , prima o dopo, ha un’importanza relativa , perché non si è mai fuori tempo quando la comprensione avrà salvato noi se non la nostra storia, come un bagaglio in più ad accompagnarci nel viaggio della vita. E se l’orgoglio provvede ad innalzare barriere, l’amore interviene a distruggerle, rendendoci anche solo per un istante dannatamente fragili, ma dannatamente veri.
Aurora Ariano