Perché non mi annoio mai

Un pomeriggio alla TV guardavo il programma di cucina di Benedetta Rossi e in quella puntata era ospite la scrittrice Sveva Casati Modignani.

Parlavano, come due donne comuni.

Come due amiche che cucinano e parlano e, intanto, ridono.

Ridono e parlano, parlano e ridono.

Non è un film, è solo una casa.

E sono due persone appassionate.

Sveva parlava del continuo lavoriio della sua testa e dei pensieri che venivano puntuali di notte.

E allora cercava di prendere il tempo, di segnare tutto, prima che il libro fosse solo un sogno.

È quello che faccio sempre – cercare di stringere il tempo – con la stessa mano sapiente di chi intreccia capelli per cultura e lo chiama mestiere, allascando gli errori, ma non la stanchezza.

Perché domani lo farò ancora.

Sono nata nelle parole: in quelle che ho sentito dai miei genitori, in quelle che ho ascoltato dal mondo, in quelle dei libri, in quelle che mi sono inventata per sfuggire a qualsiasi cosa.

Mio padre mi parlava dei testi delle canzoni, scriveva con una calligrafia complicata, ma mi piaceva tantissimo quell’orpello sulla t che si tirava in un ricciolo. Sembrava che le lettere avessero un vestito.

Mia mamma, invece, reduce dagli studi classici quando erano cosa seria, adorava il latino.

Pertanto mi esortava ogni mattina con un delicato “sursum corda”, mentre pensavo ai marinai.

Ho sempre lavorato di fantasia, mi sono appassionata a tutto e quando ho pianto, l’ho fatto con passione.

Non so fare l’amore per gioco, perché mi diverto solo quando faccio sul serio.

Così, consapevole, posso ridere di me e del mio mestiere, che non faccio, ma mi fa lavorare sempre, senza stancarmi mai.

Chissà se l’essere donna mi fa più ingenua o audace, se questa doppia faccia non è solo la luna.

Non so se sono capace, non so neanche perché poi accendo il telefono e inizio a scrivere.

Non so mai cosa scrivere, ma poi tutto torna.

La vita è un gioco strano, che non m’annoia.

Aurora Ariano

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