Rubrica – Non sono Penelope (ma neanche poi così male)
Ditelo ai nuovi sognatori, che il sogno non si racconta all’imperfetto con il bicchiere in mano.
Alle storie nessuno crede.
Il sogno è confuso, neanche sa che dice, ma si dice vero.
Per esempio, nessuno sa cos’è l’amore, ma tutti ne cantano e ne scrivono e qualcuno ne dice autentico l’inizio come la fine.
Mezzeria della vita come un fiore al centro, l’amore è il sogno indiscusso che discutiamo e bestemmiamo, finché – stanchi – non gli diamo un nome.
Allora sarà la fine, la storia, la nuova relazione.
La gente ha perso la capacità di vedere quello che non si vede.
Cose come il futuro e la fantasia.
Se non vedi il niente, niente puoi creare.
E noi che ci facciamo in questo letto, ci tocchiamo, forse diamo all’amore un volto da pensare dopo.
Quando l’anima mischiata al sudore asciugherà la voglia e la chiamerà abitudine.
Che brutta cosa abituarsi all’amore, al niente che poi diventa tutto quando non basta più.
Ogni stagione si pensa a quella di dopo.
A dire il vero io preferisco l’autunno e la sua nostalgia d’estate respirata nel venticello fresco; la pioggia che non fa rumore e le attese nei bar, quando il Natale è una fine auspicabile.
Guardare l’amore arrivare e riconoscerlo in un odore familiare, che senti in mezzo agli altri e sai che è il suo.
Foglie secche, la strada ancora bagnata, tornare a casa pensando alle lenzuola fresche che non sai lasciare.
Se capita di aprire gli occhi di notte torna la paura e io la bambina che aspetta l’alba per seguire la scia del buono, il caffè in quella stanza.
Quando sono ancora a letto e vengono i pensieri più intensi – che attirano l’attenzione nel buio – mentre mi perdo fra interesse e paura, in mezzo alla luminescenza fungina di un sogno affollato.
Ditelo ai nuovi sognatori, che l’amore è un sogno senza spiegazione, che ti lascia un senso addosso.
Neanche sai da dove viene e non importa, importa che resta e sei desto.
Potrei mai descrivere la felicità,
se mi sveglio e neanche più ricordo com’era?
Quando sono qui, a spampanare sogni e a prenderli per tulipani.
Penso all’amore, al fiore al centro, che torno a guardare mentre corro, sperando di acchiapparlo prima del vento.
Quest’aria scanzonata è tutto ciò che mi confonde, è il sogno del fiore, di una felicità appesa, che stacco, per conservare un petalo.
Fra noi non c’era niente, per questo tutto funzionava.
Tu lo sapevi che il niente sarebbe diventato vita ed hai lasciato che il vento girasse paure e giornali dalla parte scritta, sicché io passassi e buttassi lo sguardo.
Affinché incontrassi l’amore in faccia.
Sarà stata quella casa al mare, la brezza, l’estate che non sapeva finire e noi che sognavamo in grande in un letto piccolo.
Sarà che l’amore viene e basta, è un sogno astratto, che ti sorprende quando hai ancora gli occhi chiusi.
Niente più ti fa paura e neanche cerchi il conforto di una luce accesa, mentre torni piccola in un paio di braccia.
Cosí il mattino dopo mi accorsi che l’amore era il riverbero di luce di profilo, in fianco alla vita.
Era reale, anche se sarebbe passato, come tutto, come la vita.
Se così non fosse, non avremmo un sogno da ricordare.
In fondo l’unica certezza della vita è la mancanza, per questo ti guardo ancora mentre dormi e ti imparo a memoria.
Non ho mai capito se ho più nostalgia del vecchio o del nuovo.
Se il desiderio sia una risata rotta nelle vie di una città che non conosco o il silenzio recondito della felicità a ritroso.
Se dovesse sparire l’amore vorrei ricordarlo così, giovane e bello, con la luce naturale del sole di primo mattino.
Osservo le sue imperfezioni che sembrano uniche, le accarezzo con cura.
Mi riguardo dal proteggere l’amore dal mondo, non servirebbe a niente.
Il nostro amore è un randagio con due occhi diversi, un amore unico, che non ha paura della strada.
Fosse tutto liscio come lingua di cane, fosse la gioia un oscillare che non ammette dubbi.
Invece siamo precari in cerca di occasioni buone.
Esco per strada e guardo i ragazzi di oggi: facce gioconde incerte sul ridere, svestite di amore e di complimenti urlati, sogni mandati in fumo.
Dobbiamo solo prenderci cura di noi.
La stessa cura dell’attesa che si prepara, come una donna che va incontro al suo sogno.
Le spose aggiungono ciuffi nei lati delle ciglia e del bouquet perché la bellezza non basta, come se un sogno costasse un aggiusto per dirsi perfetto.
Non esiste bellezza senza cura.
Sono una studentessa con un amore smisurato per le parole e la cura estetica di me e di loro.
Ma, prima, sono una donna che si è curata con la fantasia.
Ho conservato il sogno sfumato dell’amore, che ora ha un volto, è vero.
Questa bellezza disordinata, naturale, è il più bel sogno che abbia fatto.
Mi sono svegliata di colpo dal buio.
Prenditi cura di me.
Aurora Ariano
“Non esiste bellezza senza cura “. “Ogni bellezza richiede un aggiustamento “ Per tutte le donne che a causa della cura degli altri hanno della perso memoria e fattezze della loro bellezza di un tempo
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La bellezza è un bouquet di rose seccato con cura per conservare l’amore.
Per tutte le donne che hanno creduto di perdere tempo e hanno trovato la cura, per chi ha sposato un uomo, per chi ha sposato solo un sogno.
Che ci sia sempre la cura, la bellezza, l’amore.
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Per tutte le donne che si sono curate degli altri, vorrei mille specchi e una sola ragione per rimirarsi ancora, vanesie, anime belle.
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