Quando si parla di branding, a cosa ci riferiamo, esattamente?
Non sono un’esperta del settore, sono una donna che si è “individuata al rovescio”, destrutturando chi era per scoprire chi poteva essere.
È difficile abbandonare l’idea di un’immagine, per diventare tela bianca.
Un tempo mi faceva paura pensarmi solo una punta diversa da me, come se la personalità, perché restasse tale, dovesse essere statica, ferma.
Oggi, a giorni alterni, vorrei svegliarmi e cambiare colore e taglio di capelli, studiare un’altra materia e vivere in un posto diverso.
È un’ansia buona, quella di vedere tutto il mondo o conoscersi a fondo.
Posti inesplorati dove la mente arriva.
La fatica di accogliere le trasformazioni della società che si muove e cambia, e quanto cambiamo noi.
C’ho rimesso il sale negli occhi, senza vedere il mare.
Non sapevo fosse sapore deciso, quello che stavo assaggiando, non sapevo fosse sapore di me.
Emozioni distinte che conservano un certo riserbo, come la dignità dei vecchi, che sanno e non chiedono niente.
Tanto la vita va avanti lo stesso.
Battiti di me che non baratto.
In mezzo a identità promiscue, io resto ferma e nuda, non esiste vergogna in una mente libera.
Il giudizio del mondo è un rimando al nostro, decisamente più intransigente.
Potrei dire che Twitter è un’intelligenza vanesia, una donna nuda che si guarda allo specchio, intenta a parlare, a rimirarsi, con la stessa meraviglia del mondo.
È un social di difficile gestione, Twitter.
Maschere che giocano la vita, ma, il rovescio della medaglia, è una verità che non si cela.
“Perché usi un social?”
Me lo sono chiesta, io che non ero affatto social.
Sono la donna nuda allo specchio.
L’intelligenza vanesia.
E sia.
Aurora Ariano
The Branding: esistenzialismo moderno 