Rubrica – Non sono Penelope (ma neanche poi così male)
È Pasqua.
Da giorni vedo girare in rete immagini di piccoli agnelli in tenera effusione con le mamme, che totalizzano migliaia di like.
Mi sono chiesta se siano tutti vegani o se è solo umana sensibilità di fronte a un riflesso – l’amore – che abbiamo dentro, che non ci serve di fronte al servito, gli animalisti poi ci danno il benservito.
Penso che oggi sia importante discernere quello che facciamo da quello che sentiamo.
Non ci conosciamo.
Fino a pochi anni fa nessuno si sarebbe sognato di mangiare sushi, oggi chiamiamo F12, ma non è battaglia navale.
Tutta questa smania della novità che segue invece un’abitudine, quella della gente che vuole avere qualcosa da dire, da commentare, in una comunanza che è appartenenza.
E come possiamo appartenere al mondo se non apparteniamo a noi?
Se non sentiamo cosa il nostro corpo ci voglia dire, se siamo sulla stessa frequenza delle nostre idee.
Ho impiegato 28 anni per iniziare a capire qualcosa di me, per capire cosa fosse benessere fisico e mentale, quello che oggi chiamo equilibrio.
La mente gremita di sicurezze false, siamo i dottori delle parole vuote, le infermiere che non sanno far l’amore.
Le emozioni sono maleducate, carnivore di cose buone che fanno male, dopo facciamo i conti con i nostri disturbi.
Cosa importa se non siamo meglio degli altri, è già tanto se siamo meglio di noi.
Non vado fiera di tutto quello che ho fatto nella mia vita, ho sudato dentro alla mia pelle, ma conosco il mio odore.
Lo sento, lo annuso, mi faccio le fusa e vado fiera di questa vacuità che è vuota, perché posso cacciare il bello senza vomitarlo.
Posso lasciarlo sopra alle labbra, nutrirmi della sua pochezza che mi sazia, chicco di riso, sembra un sorriso.
Chi di noi non ha mai sbagliato e si è sentito nullità, non sa cosa significhi sensibilità.
Sensibilità vera, quella canaglia, quella che non vuoi condividere con la gente, tanto da fuori i sorrisi sono tutti uguali.
Mi sono smagrita molto in passato, mi sono asciugata le ossa, ma non esiste anoressia quando la mente ha visto già qualcosa e si è riempita di buono.
Chi mangia troppo, chi troppo poco, chi mangia tutto e mangia male, abbiamo tutti un problema con la bocca, ma non siamo deviati.
Ci dimeniamo per il piacere e non sappiamo gestirlo, senza rinunciare alle emozioni per la razionalità.
Penso che la differenza la faccia quello che non si vede.
Lentamente amo e lentamente mangio , creando un quadro dove aggiungo colore.
Non mangio zuccheri raffinati, la pasta scura fa bene, ma esiste ancora il pregiudizio.
La verdura, i legumi e le ricette infinite, in questo aiuta la fantasia.
Neanche poi mia, per fortuna oggi i blog sono meglio dei ricettari della mamma.
Ricordo volumi spessi come un libro di diritto e piatti elaborati, dall’anatra al tacchino, nessuno si chiedeva niente e il giusto era giusto così.
Invece ho scoperto i benefici della soia, del latte che non deve crescermi, non sono un vitello, c’ha pensato la vita ad allevarmi, mentre correvo libera.
Quanta fatica per conoscermi e disconoscere verità create dal nulla, la vita gioca da sola, io ancora sistemo carte.
Non riesco ad inquadrarmi in uno schema e neanche voglio farlo.
Se fossi così scontata, sarei sostituibile, come la gran parte delle cose a questo mondo.
E noi vogliamo il mondo, ingordi, insaziabilibi di mode e di gente che ci veda, perché noi possiamo vederci.
Anche io voglio il mondo, lo bramo, lo annuso mentre passo per strada e seguo la scia del pane.
Certo che bramo il mondo, ma lo tradirei – confesso – per una stanza che sia solo mia.
Qual è il prezzo da pagare per una popolarità cha ci mantiene bene agli occhi della gente?
Non siamo più selvaggi, incontaminati, nessun contatto con la nostra intimità.
Ho sempre barattato i bagni di folla per i bagni con me.
In punta di piedi, su una lingua di spiaggia faticosa a raggiungersi, tanto cammino per una goccia di pace.
Il silenzio attonito di un paesaggio che parla.
Mi sento dentro a questa fusione,è quasi un’estensione.
Non capisco più dove finisce la pelle e inizia il cielo, cosa importa, tanto è la stessa profondità.
Quasi non mangio più carne, posso farne a meno, ma non sono vegana.
Pescatrice di pesci e di sogni, non rinuncio alla freschezza trovata.
Qualcosa sta cambiando, il mio corpo lo sa.
Non mangerò l’agnello, perché il mio corpo non ride come il chicco di riso che mi dà sazietà.
E io voglio solo la felicità.
Non la bramo come bramo il mondo, io la amo.
E allora la seguo, senza aspettare che mi ricambi, in qualche modo mi ha ricambiato già.
Io che somatizzo tutto, sento questa verità.
Come quella sera.
In quel momento lo stomaco mi si era chiuso, come ogni volta che mi sento agitata e felice.
Ma ordinammo la cena.
Mangiamo lentamente e lentamente parlammo alle nostre curiosità, per sfamarci l’amore un morso alla volta.
Sento ancora quel sudore.
Sento ancora quell ‘odore.
Ho seguito il selvaggio senza sparare, entrambi sulla difensiva, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo riconosciuti.
Ho riconosciuto la verità dell’assenza che eleva il niente a fantasia, così nasce il senso di qualcosa che chiamiamo tutto.
Che insidia sarebbe la vita in due, se non ci inventassimo l’amore.
Ora posso tornare nel mondo, non si vive da eremiti, ma certi odori restano addosso.
Quello del buono che non è sempre giusto e giusto una vita basta a capirlo.
Da sempre intransigente con me stessa, con la vita.
I saggi dicono che sono ancora giovane, questo è il momento di chiedere di più.
Ma io ho gli occhi languidi dei vecchi, quelli colmi di cose, segreti ossuti sotto la carne.
Chi mi vuole deve farmi a pezzi, con cura.
Si, per una volta voglio essere a pezzi.
Dalle frasi scomposte nasce un libro.
Sarò clemente con me quando il mondo mi avrà riconosciuto e io saprò venirmi incontro senza trovarmi.
Intanto continuo a cercarmi dentro a un’abitudine che mi fa stare bene, fino al prossimo vizio, fino al prossimo vezzo.
I sogni e le prospettive han vita di rose, annuso l’odore andato, ma dalla finestra vedo che il sole durerà di più.
Sarà il cielo a bonificare questo mio umore, affinché il chicco di riso diventi sorriso.
Di quelli aperti, che prendono tutto lo spazio, tirano i contorni degli occhi e l’allegria della gente.
Quelli invadenti, ma tu li lasci fare, felice.
Il troppo è troppo solo se dà fastidio, non vale se di fronte abbiamo il bello.
Delle cose belle non ne hai mai abbastanza.
Il benessere è la bellezza che non si vede, ma io ne voglio ancora, allora continuo a praticarlo.
Come un esercizio fisico, per inspessire l’anima senza forzarla, la natura non ammette artifici.
Così rinasco in un social e nella vita, con le parole che prendono il buono dal cielo e lo mettono dentro alle ossa.
Ho tolto la carne attorno, ma questa volta mi sento.
Pensavo fosse indecisione – il rumore dei fallimenti miei – invece era fisarmonica.
Vado avanti e indietro, ma non è questa regressione, finché sento il suo suono e so dove andare, anche quando non mi riconosco più.
La bellezza è una zingara e io non la allontano.
Siamo tutti vegani e tutti abbiamo perso sensibilità.
Non penso mai alla fine, la vita dà già un gran da farsi.
Ma un giorno vorrei avere lo stesso odore nelle narici, la dignità di un gatto che va a morire solo, in un’intimità nuda, che ritorna alla vita.
Questa è la rinascita di cui mi sento portatrice, quella di un’intimità che sa stare in relazione, di un corpo che sa parlare a se stesso e trovare un proprio posto nella mente.
Un corpo seducente, senti che odore, il profumo di mosto selvatico, il profumo della vanità.
Ci sarà sempre un viso più bello del mio.
Ci sarà sempre un corpo più bello del tuo.
Mai un viso guarderà un corpo e sarà così bello.
È vivo.
Siamo tutti vegani.
Adesso ci credo.
Aurora Ariano
Ciao Aurora, siamo tutti vegani? Non lo so ognuno penso sappia cosa gli fa bene e cosa no. Sono circa 20 anni che non bevo latte per il motivo che hai detto tu, non dobbiamo piu’ crescere. Poi per una che ha combattuto sempre con il peso, al contrario, non riuscivo ad ingrassare, non sono anoressica! Mangiavo e non ingrassavo, anzi… Ho visto cosa può fare la mancanza di zuccheri nel cervello: disastri.(non intendo chiaramente la cioccolata), gli zuccheri sono dappertutto! Io la carne la mangio, non molta ma la mangio, cosi’ come il pesce ecc. Se si toglie, bisogna compensare! Altrimenti possono essere guai seri! Buona Pasqua ancora Aurora, e continua a scrivere che è sempre bello leggerti!
Ciao Anna
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Anche io mangio ancora carne, poca. Il pesce si. Bevo latte di soia e seguo una dieta ricca di riso, legumi e pasta integrale.
“siamo tutti vegani” è un po’ una provocazione a chi segue le mode prima del benessere, ma anche un’esortazione a conoscere il proprio corpo e avvicinarsi a una sana nutrizione.
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Sono d’accordo con la provocazione! Un saluto ed un abbaraccio!
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