Se fossi un uomo

Se fossi un uomo mi sentirei accusato da chi dice di amarmi, ma sembra non capire quello che mi fa stare bene.

Se fossi un uomo, griderei la mia rabbia e i miei dolori che ho vissuto e taciuto. Poi scoppierei a piangere.


Lei direi di non raccontarlo in giro e poi smentirei tutto quanto. In fondo mi sento meglio e le lacrime degli uomini sono più simili al mare dei marinai e di sicuro più lodevoli delle promesse infrante.

Se fossi un uomo avrei paura, sí, di non essere capito, ma parlerei lo stesso.

Non mi capirà, no. Le donne non capiscono mai. In compenso sentono prima ancora di capire.

E allora le prenderei le mani per farle sentire la mia presenza dentro alle parole e la rabbia sarebbe amarezza .

Mi viene in mente quando nei film cambia la musica di sottofondo e capisci già la natura della scena che seguirà.

L’amarezza è la rabbia che si aggiusta con qualche goccia di miele, come un caffè corretto e tu ci fai la bocca.

Il primo sorso, se fossi un uomo, lo farei solo per aggiustare le cose, ma poi mi ricorderei di quel sapore: quel dolce amaro che mi piace proprio perché è così.

Perché è un’abitudine che a volte mi stanca, ma non posso rinunciarvi neanche quando viaggio e un pezzo di casa resta con me.

La chiamano mancanza, ma questa è appartenenza.

L’amore è la foto in tasca al soldato che vuole tornare a casa, il primo amore di un vecchio, il sogno infranto di un operaio che non ha più studiato, ma conosce la storia meglio di un giovane e sa ancora raccontarla.

È tutto quello che non è stato, ma non abbiamo vissuto ancora.

È la nostalgia di ciò che non abbiamo e se fossi un uomo, io lo inventerei.

Racconterei storie senza imbrogliarle i pensieri, solo perché gli occhi suoi restino incollati ai miei.

I vuoti dobbiamo riempirli di silenzi che parlino d’amore, di labbra mezze dischiuse – finestre aperte sull’avvenire incerto di ogni secondo che passa- mentre noi restiamo accanto.

Se fossi un uomo le direi che non sono più quello di una volta, mi presenterei di nuovo e di nuovo lei sarebbe ostile di fronte alla mia estraneità.

Mi sentirei inibito da quel muro così alto, ma l’emozione non ha la facoltà di morire: è una cellula che resta esattamente nella sua casa, perdendo il suo carattere, così noi regrediamo insieme a lei.

Se davvero riuscissimo a regredire senza patire l’angoscia di aver fatto passi indietro, se davvero fossimo onde con un andata e un ritorno, non avremmo così paura del cambiamento (mentre fingiamo di dar la colpa alla quotidianità).

Se fossi un uomo saprei ancora corteggiarla la mia donna. Nessuna festa è così commerciale da rendere commerciale un sentimento e nessun uomo cosí vecchio da non saper scrivere più .

Almeno le farei un faccia buffa senza faccine di nuova generazione. La pelle aggrappata mi invecchia, ma distende la tensione che ancora è nell’aria. E gli uomini vecchi sono sempre più belli e il grigio diventa un sogno argenteo.

Se fossi un uomo le direi che non credo più a niente, che non so cos’è l’amore, ma non andare, resta.

L’amore è faticoso, l’amore è bugiardo, l’amore è un Dio che non mi ha dato prova d’esistere fino a che non ti ho pensato – mentre ero da solo – e ti ho riconosciuto in una mancanza.

E allora esisti.

L’amore esiste.

Resiste.

E resta.

E tu, amore, resta con lui.

Tu sei il mio miracolo venuto a smantellare la certezza di nessuna certezza, come un pensiero fisso, un posto dove trovarmi e pregare, credendo di credere ancora.

Non esiste verità che non abbia occhi liquidi per cacciare un pianto di insicurezza senza che io venga a raccoglierlo su un dito, per sentire l’emozione tua sciogliersi sulla mia pelle.

L’emozione – d’altronde- nasce dentro, dentro alla pancia dove nasce ogni cosa, centro nevralgico di gioie e dolori, dell’amore, della vita stessa.

Così io ti tocco il ventre e poi lo bacio.

Un giorno avremo un figlio nostro.

Se fossi un uomo lo direi senza vergogna.

I desideri non sono bugie se non si fanno progetto, perché adesso ti amo e non rimando a domani .

E allora spegni la tv e facciamo l’amore.

Scopri il tuo ventre e le emozioni che abitano dentro.

Nella casa che non ho lasciato, ma che mi manca, senza più amarezza.

Questa è consapevolezza.

Se fossi un uomo, sarei il mio uomo.

Quello che esiste, ma non è certo un Dio. Nessuna santità ha unito due umani che hanno fallito e poi si sono trovati in un pensiero fisso, un posto, nella preghiera di chi crede ancora nell’amore, perché ha conosciuto la fatica e c’ha piantato le mani.

Così ci siamo amati nella sofferenza, mentre ci leccavamo le labbra e le ferite senza vergogna. Eravamo noi.

Peccatori senza peccato, se non quello di aver intravisto un miracolo, senza essere credenti.

L’amore ateo è la contraddizione di chi non sa più cos’è l’amore, mentre l’emozione resta lì – nella sua casa – ad aspettare che torniamo a fare l’amore con il ventre che trema, ma le pareti non vengono giù.

Guardaci: non stiamo più gridando.

Mi stai parlando a bassa voce e io ti ho capito sai.

Aurora Ariano

3 risposte a "Se fossi un uomo"

  1. Molto bella questa tua analisi che si fa “scritto da ascoltare” in quanto capace di rapire l’emozione di semplici logiche meccaniche umane… in grado di sapere dirigere il bisturi invisibile del “se fossi” in modo tale da trovartici veramente dentro per quanto di vero, almeno io, abbia trovato nelle tue parole! Grazie.

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