Rubrica – Non sono Penelope ( ma neanche poi così male)
Fuori al terrazzo, sul tavolino in ferro battuto, una rivista di moda.
La sfoglio e mi soffermo a guardare la bellezza.
Per strada non esiste più.
Ci siamo conformati al qualunquismo, mentre critichiamo chi sta dall’altra parte e non ha più cosa mostrarci.
La pelle non fa più scandalo, a meno che non è di un altro colore e allora puntiamo il dito, perché fa strano vedere un mondo a colori quando dentro abbiamo solo grigio.
Vestiamo abiti senza staccare etichette, poi ci lamentiamo della qualità.
Si dice che l’etichetta fa elegante, non siamo mica reali, noi che incoroniamo il sogno, inginocchiati ai piedi della società.
Per quanto ne so, tutte le donne che sono state elette a icona, hanno avuto qualcosa da scoprire, pensieri mostrati senza vergogna, mentre vestivano di eleganza.
La bellezza non è stereotipata, la bellezza è personalità.
Uscendo, mi sono resa conto di quanti oggi seguano le mode senza trovare uno stile, ho visto ragazze invecchiare senza aspettare l’età, i capelli bianchi – mi son detta – solo se sei Maryl Streep.
Uomini cavallo basso e camicia a mezze maniche, mostrano tatuaggi che si somigliano e fisici allenati e tu a cercare consistenza.
Dov’è finita l’eleganza di una volta? Rattoppi di gentilezza che arrangiano un approccio, mi rallegro che i wine bar siano di moda, almeno mi offrirò da bere.
Brindiamo a questa sera, alle fotografie che postano storie senza fare la storia, domani l’avremo scordate già.
Abiti lunghi e scarpe comode, nessuno veste più certe altezze.
Forse è più facile camminare con i piedi per terra, ma io sono abituata a correre sui tacchi senza sentire dolore, dalla stessa altezza possiamo guardare il cielo.
Ho ascoltato il discorso tenuto da Emma Watson alle Nazioni Unite e ho visto una donna che si era vestita di sobrietà, mentre mostrava al mondo una bellezza forte.
Lei, la maghetta di Harry Potter, che provava a cambiare la realtà, senza fare incantesimi.
E che cos’è poi la realtà se non ci conosciamo più, se il buongiorno poi è un messaggio copiato e cancellato, senza vestire il mattino di buonumore.
Non siamo mica reali, noi che non esistiamo perché viviamo nel virtuale, ma reclamiamo un mondo migliore.
Nella nostra cultura non è contemplata la bellezza che sia anche intelligente, come se una donna bella non avesse niente da dire, come se i ritocchi fossero solo estetici.
Personalmente, credo che la bellezza riguardi la persona tutta quanta, non ho mai acconciato i capelli senza aggiustarmi il cuore.
Ogni volta mi sono spinta oltre per provare il cambiamento, ho cambiato vesti, ho cambiato facce, umori ed espressioni, come un attrice che si guarda allo specchio e continua a vestire i suoi panni, mentre indossa e toglie ruoli.
Ma il cambiamento fa paura, la gente non tende mai la mano alla diversità, preferisce seguire la massa pensando di essere sulla strada di casa, mentre già ci siamo persi nella folla.
Questa non è contro cultura, nessuna ribellione, io voglio solo un mondo migliore.
Voglio vestire i panni che ho scelto senza sentirmi stretta, tanto mi fermerò lo stesso sul lungomare a mangiare pesce, mentre respiro aria pulita, vento di cambiamento, brezza marina.
Dal giapponese non voglio andare solo perché oggi ci vanno tutti quanti, forse un giorno visiteró il Giappone e i viali in fiore.
Forse un giorno lo farò, o forse no.
Non siamo mica reali.
Mi sono resa conto di aver sfogliato la rivista con distrazione, ma la bellezza l’ho vista tutta.
Fuori il cielo è cambiato, sembra che il sereno stia tornando.
Il rosso si sparge come acquerello disegnando l’amore e il grigio non lo vedo più.
Dicono che i tramonti passino in fretta, perché non hanno marche, solo sentimenti da appiccicarci sopra, neanche poi troppo sicuri che avranno un seguito domani.
Si, amo il bello, amo le marche e i vestiti buoni, ma la bellezza non ho bisogno di seguirla, è dentro agli occhi miei.
La guardo, adesso, perché è reale, come questa emozione.
Aurora Ariano