Mi accingevo ad oltrepassare la soglia di quella piccola vineria, insieme a Ruth, mia amica da sempre.
A un tratto lo vidi: testa bassa, cuffiette nelle orecchie, stava mangiando un salutare piatto di pesce in bianco in solitaria.
Aveva la barba incolta. Le mani grandi, un po’ rudi, stringevano il telefono mentre gli occhi scrutavano lo schermo.
Doveva essere un messaggio importante. Almeno così mi era parso, dalla piccola ruga che era spuntata sulla fronte e dalle sopracciglia inarcate.
Non l’avevo mai visto prima di allora.Era uno straniero in mezzo a tutta quella gente. Non conoscevo il suo nome, né la sua storia, ma mi dava l’idea di un uomo vissuto.
Non sapevo quel giorno di aver incontrato l’uomo della mia vita. Straniero in terra straniera, mai più lontano dall’essere un estraneo.
Quando due cuori si incontrano non esistono barriere a rallentare la sincronia dei loro battiti.
Aveva quarant’anni, un po’ vintage per una ragazza come me, ma romantico alla vecchia maniera.
“Incontriamoci a metà strada” fu il prologo di quella conoscenza casuale.
Si usa chiamarla “frequentazione”, ma “destino” suona più romantico.
Aurora Ariano