Amore mio,
anche oggi ti ho pensato. Anzi, non è corretto, giacché la mia mente ha abbracciato il tuo ricordo da stanotte, dunque sei precisamente colpevole di avermi disturbato il sonno.
Ma ti ho perdonato sai, perché una foto di noi è riuscita a conciliarlo nuovamente.
Tante sono le cose che mi mancano a tratti, ma ancor di più del fatto di svegliarmi e non trovare la tavola apparecchiata per la colazione, mi manca addormentarmi senza la tua buona notte . E non mi riferisco a quando, l’attimo prima di pigiare il pulsante della abat jour per addormentarci nello stesso letto, mi voltavo verso di te in attesa di un bacio. È come se tornando dai miei, il nastro del tempo si fosse avvolto a qualche ricordo fa, a quando, prima di mettermi a letto, ti facevo l’ultima chiamata, quella della buona notte definitiva, dopo che neanche mezzora addietro mi avevi riaccompagnato a casa e ci eravamo salutati mentre scendevo dall’auto. Divisi da un finestrino, ma uniti dal bacio che ti mandavo mentre i tuoi occhi lo anticipavano, sicuri di riceverlo, come un’abitudine alla quale non avresti mai potuto rinunciare.
E non l’hai fatto neanche l’ultima sera, quando mi hai riaccompagnato sotto casa, quella dei miei, perché ormai la nostra casa, insieme ai nostri cuori, era già disfatta. Delle nostre cose non restavano che residui di cianfrusaglie sfuggite al trasloco e sistemate in malo modo nell’auto, avendo cura più di come si incastrassero che in quale condizione arrivassero a destinazione.
Quella sera sono scesa dalla tua auto con fare più lento del solito e tu mi hai guardato, aspettandoti lo stesso bacio, quasi a fingere che a dividerci fosse il finestrino di sempre e non l’addio di quel sorriso triste che ti ho rivolto, come per non sciupare il ricordo di quel bacio che racchiudeva la gioia rassicurante di un “a domani”.
Aurora Ariano