Quando si parla di solitudine si tende ,spesso,a ragionare per semplificazione di pensiero, come un’ euristica della mente in virtù della quale associamo alla radice della parola , soli, sentimenti negativi. Sarà perché siamo animali sociali e perché, che senso avrebbe la vita senza qualcuno con cui condividerla?
La solitudine ,tuttavia, non implica necessariamente la condizione di chi è solo. Talvolta ci si sente più soli dividendo lo stesso tetto.
Vasco cantava, nel tentativo di mostrare l’ altra metà della medaglia, a dispetto di chi parlava di amori sbocciati e di amori finiti, la condizione più perversa e, tuttavia , più comune di relazioni che si consolidano sulla base di meccanismi patologici che non conoscono altra condizione che non sia quella di un amore che, sebbene malato, si definisce tale.
…La nostra relazione è qualche cosa di diverso non è per niente amore e non è forse neanche sesso…ci limitiamo a vivere dentro nello stesso letto un po per abitudine un pò forse anche per dispetto...
In questi e in tanti altri casi, una sana solitudine, che si traduca nella libertà di prendersi spazi individuali o nella conseguenza di periodi di riflessione che seguono il disordine interiore, può rivelarsi catartica, in buona sostanza può aiutare a rigenerare cuore e cervello.
E se ci accorgiamo di stare bene da soli? Io dico sempre che il tempo è galantuomo…ci restituisce tutto quello che abbiamo dato, forse non nei modi e nei tempi desiderati, ma l’importante è che ciò che è destinato a noi prima o poi trova il modo di raggiungerci ,perché in qualche modo ci appartiene.
Quando la solitudine nata come fuga si consolida in una condizione stabile può diventare solitudine interiorizzata come scelta , oppure può essere introiettata temporaneamente come una piccola trasformazione,come una resurrezione.
Siamo donne e ce ne andiamo in giro per il mondo come arabe fenici preparate, da sempre, a compiere il miracolo della nascita e della rinascita, ad attraversare fuochi e tempeste , affaccendate a combinare gli affetti con gli impegni, a scoprirci compagne e madri, mogli e amanti, a evolvere nell’evoluzione dei rapporti con lo scopo di dare un valore aggiunto a tutto ciò che ci circonda.
Non ho mai creduto all’espressione pausa di riflessione , se non come a un evento che preannuncia la fine di qualcosa, ma senza una fine non potrebbe esserci un nuovo inizio. Perché solo affrontando le nostre piccole crisi interiori possiamo avere le spalle forti per affrontare qualsiasi crisi di coppia.
E allora, non accompagnamoci forzatamente a un uomo o a una donna come se lo spazio del tempo avesse un senso solo se condiviso con qualcuno a priori…la solitudine può significare presenza di sé o, alcune volte, presenza di chi portiamo nel cuore. Forse è questo il vero senso della “pienezza” della solitudine, quello di essere soli senza sentirsi soli.
Perciò impariamo a gustare ciò che che ha davvero sapore nella vita ,invece di essere ingordi di ciò che ci sazia ma, inevitabilmente,ci fa stare male.
Aurora Ariano